Settimana scorsa abbiamo pubblicato la notizia relativa alla lectio magistralis di Renzo Piano in occasione dell’apertura del 152esimo anno accademico del Politecnico di Milano. Ai giovani Piano ha detto: “Non dovete aver paura di rischiare, di sbagliare, di andare a lavorare all’estero per poi tornare in Italia con un bagaglio di conoscenze, perché è una fortuna essere nati in questo Paese“. Leggi tutto Renzo Piano: Andate, rischiate, sbagliate, tornate in Italia.
Condividendo su Facebook l’articolo i commenti sono stati molti, alcuni favorevoli alle dichiarazioni dell’architetto più famoso d’Italia, altri no.
Se vuoi esprimere un’altra opinione, diversa, frutto di un’ulteriore riflessione, uguale, contraria, leggermente diversa rispetto a quella di un altro, se hai voglia di farlo, puoi, sulla nostra bacheca Facebook. Poi, così per riassumere un po’ la situazione del vostro pensiero, e non perché pensiamo che essere pubblicati su Architetti.com sia chissà quale privilegio, le inseriremo in un articolo sul sito.
Voi che ne dite? È ora di smettere di tenere legati i figli a casa perché devono fare il lavoro dei genitori? È ora che smettano i figli di avere paura e di essere “bamboccioni”? Il mondo è cambiato ma una cosa è rimasta uguale: l’esigenza di lavorare. Trovare lavoro all’estero per un architetto può essere una buona via d’uscita da un paese come l’Italia nel quale spesso un architetto si trova a fare il geometra per necessità o perché il suo padrone è troppo vecchio di mentalità per cambiare le proprie idee e per farsi (un po’) da parte dando respiro alla propria attività.
È proprio questo che molti non capiscono: le idee nuove portano vantaggi. Difficoltà all’inizio, si ma poi se l’idea è buona si raccoglieranno i frutti. Ed è chiaro, si può anche sbagliare, altrimenti significa che non si testano nuove strade. Il rischio, quello del cambiamento, è lo stesso che corrono i giovani scappando all’estero. Allora se i giovani senza esperienza sono in grado di prendersi questo rischio, perché non possono farlo anche i più esperti? È una domanda che mi viene in mente pensando alla discussione dei giorni scorsi. La fuga potrebbe essere l’inizio del cambiamento, e Renzo Piano ha ragione da vendere. Per cambiare bisogna scappare, tornare e aprire uno studio lavorando su ciò che si è imparato. Un processo lungo, costoso, che potrebbe giovare però. Sto ragionando per vedere se c’è un motivo per contraddire quello che ha detto Piano e quello che ho scritto nell’articolo della settimana scorsa. Ma cambiare certe teste è difficile. Solo una terapia d’urto, e che le escluda dal processo di cambiamento, può portare buoni frutti.
In più c’è un altro problema, non da poco: in Italia manca il lavoro e la fuga non è motivata solo dal lavoro di non-architetto che molti architetti fanno qui. Praticamente il quadro completo è un disastro.
E allora uno dalla città di Provincia si trasferisce a Milano e poi, se non è contento, e non trova sbocchi, va all’estero.
Comunque, se vi va, diteci la vostra. Ciao.
di Giacomo Sacchetti