Sezione: Architettura Realizzazioni
Progettista: Arch. Mauro Frate
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Il Centro Diurno di Mirandola è un edificio semi-residenziale per anziani non autosufficienti. In esso l’articolazione volumetrica, la stereometria e la concezione strutturale sono volte a raggiungere il massimo comfort per gli utenti e la migliore prestazione energetica dell’edificio.
Oggi la nozione di welfare ha perso i suoi connotati utopici per essere assorbita in quella più generica di «servizi»: diviene allora fondamentale riproporre come centrale la dimensione spaziale delle politiche di welfare, perché è proprio lo spazio della città il terreno fisico e simbolico dove possono affermarsi nuove cittadinanze, e dove possono riconfermarsi i vecchi diritti come ancora solidi e attuali. Lo spazio non può essere considerato il supporto inerte delle politiche, ma va considerato non solo come strumento attivo per una riflessione sullo sviluppo del benessere e dei diritti sociali, ma come l’ambito privilegiato dove testare e promuovere sperimentazioni e nuove utopie. Anche una piccola architettura come un Centro Diurno può rappresentare una grande occasione di riflessione in questo senso.
Quella realizzata a Mirandola è una struttura di carattere semi-residenziale rivolta ad anziani non autosufficienti affetti da patologie tipiche dell’età senile o con problematiche relazionali e/o sociali la cui realizzazione era stata immaginata immediatamente dopo il sisma che ha colpito l’Emilia centro-settentrionale nel Maggio 2012. L’edificio è inserito in grande spazio verde a Parco entro il quale insistono diverse strutture di servizio alla collettività, tra cui l’Ospedale e la Casa Protetta C.I.S.A., di cui il centro diurno costituisce un servizio complementare. Si tratta dunque di un ambito senza soluzione di continuità, privo di recinti, fittamente alberato, collocato subito a ridosso del limite meridionale del centro antico di Mirandola e fa parte di un più ampio sistema di spazi verdi pubblici e privati che nell’insieme media le relazioni fra il centro consolidato e quel tessuto urbano di edilizia residenziale a bassa densità che caratterizza la quasi totalità dell’espansione urbana al di fuori del contesto storico.
L’articolazione volumetrica è quella di un edificio di un piano fuori terra con impianto ad “L”, organizzato attorno a un giardino pertinenziale definito dall’edificio stesso, da una lunga vasca di terra che lo connette alla centrale termica e da un sistema di recinzione rivolto verso la casa residenza C.I.S.A. La stereometria e l’introduzione di alcuni dispositivi passivi quali l’ambito pergolato di relazione fra l’interno ed il giardino, è l’esito anche di una ricerca volta all’ottimizzazione dell’apporto solare nel periodo invernale e alla protezione dai raggi incidenti nel periodo estivo. L’inclinazione delle falde di copertura, predisposte ad accogliere, in forma integrata, i campi fotovoltaici o solari termici, è volta alla ricerca della massima performance nella captazione dei raggi del sole. Il sistema strutturale è costituito da pareti multistrato di legno con funzione portante (x-lam), e solai di copertura formati da moduli prefabbricati in legno: tale concezione costruttiva ha permesso il conseguimento di una forte integrazione edificio-impianti in fase di progettazione, oltre ad una realizzazione della struttura in tempi estremamente contenuti.